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Domande personali su natyan ( Yoga Reiki Studio Gayatri Monza natyan )

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Messaggio Da natyan27 Mar Lug 21, 2015 5:21 pm

IL MIRACOLO DI ESISTERE Vol Due
Dialoghi con natyan

Capitolo Cinque

Domande personali su natyan

Domanda: Possiamo farti anche domande sulla tua vita privata e personale? Molte persone vorrebbero conoscere qualcosa in più di te, per esempio come vivi, cosa mangi, come impegni il tuo tempo libero, qual è stato il tuo passato e che impegni ti prefiggi per il futuro, insomma qualcosa che vada oltre a quello che si vede nelle tue attività dello Studio Gayatri, i tuoi amori, i tuoi sogni, e se anche tu hai paure e speranze. Ovviamente sei libero di non rispondere, ma siamo sicuri che soddisferesti la curiosità di molte persone se condividessi con noi un po' della tua vita privata.

natyan: Fossi un attore, un cantante, un personaggio del mondo della politica o dello spettacolo capirei, ma davvero non comprendo come possiate avere, al pari di Patty (che in facebook ha aperto una pagina intitolata "Le confessioni intime di natyan" per deporci le sue interviste che dovrebbero mettere in risalto alcuni "dietro le quinte" della mia vita) non comprendo, stavo dicendo, come possiate avere anche il minimo sospetto che la mia intimità sia così importante da essere resa pubblica.
Sono uno qualunque, con pregi e difetti come tanti ne hanno, e che arranca in questa vita, con dolori e gioie, così come a tutti succede.
Ohhh certo, qualcuno pensa che io sia un Illuminato (spero pochi davvero) ma anche se così fosse? Vi racconterò una storiella zen che potrà certamente aprire gli occhi a molti di coloro che pensano che illuminarsi sia una faccenda da supereroi.
Un bel giorno il maestro di una famosa scuola zen annunciò che il discepolo tal dei tali aveva ottenuto l'Illuminazione. Tutti i novizi si recarono dal fortunato adepto e gli domandarono: "E' vero che ti sei Illuminato?" "Sì, è senza dubbio vero!" rispose il giovane "E come ti senti, ora, che hai raggiunto un tale stato così elevato?" proseguirono nelle domande i suoi compagni di scuola " Miserabile come prima!" rispose il discepolo Illuminato.
Ecco per benino sistemati tutti colori che, in un modo o nell'altro, vogliono vedere in me qualcosa di superiore. Quantunque fosse vero che sono un Illuminato (ma vi assicuro che io non so nemmeno cosa sia questa benedetta Illuminazione e che nemmeno la cerco, nel senso comune di come viene intesa) il risultato sarebbe comunque che non sono né più né meno di tutti coloro che vivono su questa benedetta, o maledetta Terra, dipende da come la si guarda, Leopardi per esempio non ne era così entusiasta mi dicono.
In ogni caso, se la cosa vi può interessare, non sono più il natyan del "Miracolo di Esistere" del 2003, quasi 2005! Già, perché venne pubblicato nel febbraio del 2005 ma iniziai a scriverlo due anni prima.
Allora mi coricavo oltre la mezzanotte e solevo alzarmi non troppo oltre le cinque del mattino per iniziare la mia giornata, ma questo è inutile che ve lo ripeta perché già l'ho raccontato nel primo volume e inoltre mi annoierei a morte io stesso nel dovermi ripetere. La conoscete la storia di quell'artigiano, produttore e venditore di sedie?
Un giorno un viandante si fermò al suo negozio e rimase colpito da una sedia esposta poiché aveva una forma creativa a dir poco strabiliante.
Chiese perciò al falegname: "Quanto costa quella sedia?" "Dieci denari" rispose l'uomo. "E se gliene ordino cinque che prezzo mi fa?" "Settanta denari" sentenziò l'artigiano. Il viandante rimase stupefatto: "Settanta denari? Ma se una sedia ne costa dieci e io gliene compro cinque uguali, dovrebbe farmi uno sconto anziché farmele pagare di più!" " Ahhh questo lo dice lei, e una legge di mercato che non fa al caso mio signore!" continuò il falegname "Se io devo fare cinque sedie tutte uguali, a me, la noia di farle tutte allo stesso modo, chi me la paga?"
Una delle accuse rivolte al sottoscritto, e che ho tralasciato nel capitolo precedente, è proprio quella di cambiare negli anni. Di non proporre allo Studio Gayatri sempre e solo le stesse cose, ma di creare innovazioni, di aggiungere o togliere, di proporre diversità, di modificare io stesso il modo di approcciarmi con le persone, pur mantenendo, ovviamente, alcuni punti fermi che sono più o meno insostituibili.
Qualcuno si è lamentato: "Ahhh ma prima si pregava di più in questo posto! Si recitavano con maggior frequenza i Mantra! C'era più disciplina e più Meditazione!"
E dove sarebbe il problema?
Ho solo ridotto il quantum (la quantità) ma non il quid (il che cosa).
Un famoso detto popolare così recita: "L'avventura è pericolosa? Prova a vivere di noia e monotonia poi mi dirai cosa è peggio!"
Io credo che la vera fonte di benessere sia l'ambiente che riesci a creare.
Se l'ambiente è allegro, spensierato, generoso è tutto quello di cui hai bisogno per sentirti bene. Se la preghiera ti libera dalle frustrazioni è bene pregare, se recitare Mantra ti alleggerisce dalle tue pene, è giusto e doveroso adoperare la "medicina dei Mantra" per lenire dolori e patimenti, se meditare placa i tuoi stati d'ansia perché mai non praticare; ma se tutto questo diventa una dipendenza, allora credo che qualcosa non vada, e che il tutto diventi una specie di droga a cui non si riesce a rinunciare, anzi, che si finisca con il rischio, addirittura, di volerne sempre di più a scapito delle salutari e vivificanti relazioni umane.
Il filosofo orientalista Krishnamurti ha saputo spiegare in più occasioni come "certe droghe" possano essere un problema, anche se apparentemente sembrano non avere effetti collaterali. Cerco di riassumerne il pensiero.
Una dipendenza è sempre un problema. Se per ottenere un po’ di felicità dipendiamo dall’alcool, dalla droga o da un guru, non c’è differenza in relazione a un problema da superare, perché la dipendenza genera il possesso, la paura, la gelosia, l’invidia, e anche il conflitto. Nel ricercare la nostra stessa felicità spesso creiamo problemi ai quali, poi, rimaniamo impigliati. I più grandi filosofi di tutti i tempi, greci, romani, orientali che siano, da sempre sostengono che la felicità ottenuta attraverso qualcosa di esterno, inevitabilmente genera un conflitto, perché gli oggetti esterni ottenuti, cose, affetti, possedimenti e così via, diventano prima o poi più importanti della nostra stessa felicità. Se credo, per esempio, che la mia felicità dipenda da un televisore, rischierò di litigare e di soffrire proprio a causa del televisore stesso, nel momento in cui entrerò in attrito con altri che ne desiderano il monopolio. E lo stesso vale se al posto del televisore vi è una persona o una situazione. Quando reputo che la mia felicità dipenda da una persona, un amico, un amante, o un guru, appunto, allora i rischi di antagonismo e di sofferenza sono ancora più grandi. Ecco perché la dipendenza, perciò, è sempre un problema. Bisognerebbe consapevolizzare che la nostra felicità non aumenta proporzionalmente in base al numero dei possedimenti affettivi o materiali che otteniamo, bensì alla capacità di sentirsi soddisfatti di se stessi, di sentirsi pieni e colmi nel proprio Cuore, indipendentemente da tutto. Ciò non significa che dobbiamo rinunciare agli affetti o alle cose materiali, ma piuttosto rinunciare all’idea che possiamo essere felici solo se legati a doppia mandata con i surrogati del benessere.
Perciò, con lo Studio Gayatri, ho voluto creare un ambiente, prima di tutto, dove la gente potesse stare bene grazie agli stessi frequentatori. Un ambiente che sia positivo, sereno, una piccola isola dove, differentemente dal mondo circostante, si lancino messaggi di solidarietà e incoraggiamento, piuttosto che continue lamentazioni sulle storture del nostro paese.
La mia vita privata (sto riuscendo bene a scappare dall'argomento ehhh? sono sempre stato bravo ad andare fuori tema ma a prendere lo stesso dei bei voti!) la mia vita privata dicevo, ruota comunque e sempre intorno all'ambiente che ho voluto creare con l'aiuto di tutti quelli che mi hanno voluto o che mi vogliono ancora bene.
Perfino per ciò che concerne il servizio di volontariato non pretendo mai che qualcuno faccia qualcosa forzatamente, nemmeno se ha preso l'impegno di farlo.
Ognuno è libero.
Fai lo zero virgola due? Grazie! Fai dieci? Grazie! Fai cento? Grazie! Sei stanco e non vuoi fare più niente? Grazie! E guai se solo mi capitasse di sentire qualcuno lamentarsi: "Io faccio venti e quello fa solo cinque!" perché non desidero assolutamente che vengano riprodotti nell'ambiente Gayatri gli stessi meccanismi che siamo soliti riscontrare sul lavoro o in società.
Che ognuno si senta libero e faccia ciò che desidera. Non sono io a chiedere. Sono le persone che si auto-propongono e vogliono aiutarci. E io accetto quello che è possibile accettare e lascio andare, senza insistere, chiunque voglia ritirarsi da un impegno.
Ah ecco, prendete nota, così ora potrete avere qualche notizia in più sulla mia vita privata in merito alle accuse ricevute ; non pensavate che potessi riceverne così tante vero? Così almeno, semmai vi venga in mente di insegnare, saprete a che cosa andrete incontro.
Anni or sono, se una persona si allontanava dal nostro piccolo centro per un motivo qualsiasi, e soprattutto se lo faceva covando insoddisfazione o malumore nei miei confronti o di qualche altro associato, lo contattavo, cercavo di riappacificare la sua mente, addolcirne il Cuore, di modo che rientrasse con un nuovo spirito, una nuova armonia e una rinnovata sintonia d'intenti.
Venni accusato di non lasciare libere le persone di andarsene, e di usare la mia capacità di persuasione per farle rientrare.
Oh perbacco, mi dissi, non sia mai che si interpreti male ciò che ritengo essere un semplice atto dovuto.
Così decisi di non "rincorrere" più nessuno, e sapete cosa si dice in giro ora?
Ovviamente che me ne frego, che sono un ingrato, se la persona che ha deciso di andarsene ha praticato volontariato per lo Studio Gayatri, oppure, in ogni caso, un uomo di pochi sentimenti se chi si è allontanato, era un semplice frequentatore abituale, senza mansioni di sorta.
La mia vita intima e privata?
Un'altalena da gestire cercando l'equilibrio necessario, affinché io possa rimanere me stesso, nonostante le adulazioni di alcuni e il biasimo di altri.
Non è assolutamente possibile fare tutti felici e bisogna prendere atto che creando felicità da un lato, si crea malessere dall'altro.
Leggendo un libro che amo molto "Un altro giro di giostra" di Tiziano Terzani, ho trovato un passaggio che cercherò di riassumere.
Terzani incontra in India un uomo che è ben afferrato nelle discipline yogiche e gli chiede: "Hai mai pensato di voler diventare un guru?" L'indiano lo guarda tra il mesto e l'ironico e gli risponde: "Certamente no! Qui da noi è risputo. Non passano più di sei mesi prima che i discepoli comincino a litigare fra di loro per diventare i favoriti del maestro!"
Quindi, se apri un Centro Spirituale con le caratteristiche Maestro-Discepolo il rischio è quello appena descritto, se invece lo conduci con le caratteristiche dell'Amicizia, il rischio... è sempre quello appena descritto, con l'unica differenza che non ti senti responsabile.
Come so tutto questo?
Semplicemente perché il "Miracolo di Esistere" volume uno è l'espressione del primo modo, volevo dare alla gente quello che cercava e cioè qualcosa che avesse le sembianze di una scuola di genere orientale, mentre ciò che sto scrivendo ora è l'espressione di un rinnovamento esteriore, in atto ormai dal lontano 2007, che comunque ha tenuto fermi e saldi i principi di base delle motivazioni che mi hanno indotto a creare lo Studio Gayatri, e cioè fare in modo che chiunque entri, esca alla fine di ogni incontro, con uno stato d'animo migliore rispetto a quando è arrivato e senza essere stato salassato nel portafogli.
I miei amori? I miei sogni?
Che tutto proceda con grande equilibrio e che, semmai qualcuno o qualcosa cerchi di inclinarlo, io sappia trovare immediatamente, da solo, o con l'aiuto di tutti, non importa, il modo di riassestarlo.
Ci sono inoltre tutti i "miei" bambini dell'India, ma è un argomento che affronterò più avanti, con la dovuta calma e i necessari approfondimenti, sapete, si tratta di amori seri, molto seri, forse i più intensi di tutta la mia vita, almeno fino ad ora.
Al momento preferisco soffermarmi sul sogno di dare alla gente, qui, in Italia, qualcosa che la compensi, almeno un pochino, da tanti suoi dolori e per farlo, a mio avviso, occorre un Centro Spirituale di un certo tipo, con determinati requisiti.
Sono del parere che un Centro Spirituale oggi, soprattutto qui in occidente, debba avere caratteristiche ben differenti rispetto ai Centri Spirituali di qualche tempo fa; e questo perché i tempi cambiano, sono diversi, e quindi anche le esigenze degli esseri umani differiscono da quelle del passato.
Credo che un Centro Spirituale, oggi, non possa fare a meno di basarsi su ciò di cui ha maggiormente bisogno la nostra società.
Abbiamo perso il sorriso, l'entusiasmo, la capacità di avere un Cuore fanciullo, e tutto questo ci procura spesso uno stato d'animo apatico, freddo, arido, incapace di provare emozioni e sentimenti, e più incline al dolore e alla sofferenza, e magari anche alla noia, piuttosto che alla capacità di sentirsi leggeri e spontanei.
Non è più il tempo, a mio parere, di pesanti e assillanti discipline che abbiano l'intento di far vivere le tecniche apprese come doveri improrogabili. La nostra vita è già piena di impegni, di obblighi, schematizzazioni e di quei doveri che la famiglia o la società ci impongono.
Se anche un Centro Spirituale diventa un impegno obbligato in più oltre ai tanti che già abbiamo non faremo altro che sovraccaricarci di qualcosa che, prima o poi, ci sembrerà pesante tanto quanto un lavoro che non amiamo fare.
La "Guida" che conduce un Centro Spirituale, a mio avviso, non dovrebbe assomigliare al tipico guru da ossequiare e riverire con soggezione; dovrebbe semplicemente essere se stesso lasciando che anche gli altri lo siano.
Questo non significa che dovrebbe permettere di non essere rispettato semplicemente perché si mostra più come un amico che non come Maestro. Ciò vuol dire semplicemente che non pretende di insegnare qualcosa ma piuttosto di condividere a cuore aperto quello che la stessa Vita gli ha insegnato di modo che chi ne voglia beneficiare, pur senza imposizioni, lo potrà fare liberamente, come e quando vuole.
C'è una grande differenza tra serietà e profondità: la serietà è rigida, ossessiva, pretenziosa, giudicante, e non ammette replica. La profondità invece, pur toccando condivisioni importanti che possano trasformare in meglio le nostre condizioni di vita, è leggera, scherzosa, autoironica, saggia e qualche volta anche satirica.
Chi l'ha detto che per imparare qualcosa di utile non si possa farlo anche allegramente? Non siete stanchi di avere sovraccarichi di impegni e di doveri? Non è forse meglio che io riconosca che se frequento un Centro Spirituale è per potere finalmente sentirmi più sereno e più leggero, e non per obbligarmi a discipline e pratiche che, se eseguite ossessivamente, prima o poi mi sfiancheranno?
I doveri sono importanti, la disciplina è importante, tutto questo ci serve per sopravvivere, ma se vogliamo anche vivere oltre che sopravvivere, dobbiamo risvegliare sentimenti ed emozioni per riappropriarci di uno stato d'animo giocoso, uno stato d'animo, perciò, che sia profondo ma al tempo stesso spensierato.
Questa sicuramente ve l'ho già raccontata, ma fa sempre bene riascoltarla.
Un giorno chiesero ad un grande Maestro: "Tu conosci molte tecniche spirituali e molte meditazioni. Qual è la migliore?"
Il Maestro fece un grande e luminoso sorriso e con tutta la semplicità che aveva nel Cuore rispose: "Non farti ingannare da coloro che ti dicono che una tecnica è più potente di un'altra. La pratica migliore è quella che ti rende più felice".
Il mio sogno quindi?
Potervi dare qualcosa che vi renda più sereni.
In merito alle altre domande, sono vegetariano dal 1988, ho le stesse paure e le stesse speranze di tutti, il mio futuro è oggi e il mio tempo libero è ventiquattrore su ventiquattro.
Mi ritengo molto fortunato.
Sono riuscito a non far diventare un lavoro quello che faccio, quindi, anche quando può sembrare che stia lavorando, in realtà, amando totalmente le attività che svolgo, sto impiegando il mio tempo libero.

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