LA NEGAZIONE DEI RAPPORTI (Yoga Reiki PNF Studio Gayatri Monza natyan)
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LA NEGAZIONE DEI RAPPORTI (Yoga Reiki PNF Studio Gayatri Monza natyan)
LA NEGAZIONE DEI RAPPORTI – di Krisnhamurti -
La conoscenza di se stessi non può avvenire rifugiandosi in una caverna o nell’isolamento più totale. Solo pochissimi eroi possono sondare il proprio animo nell’auto-esclusione dal mondo esterno. La negazione di ogni rapporto è la morte, sosteneva Krishnamurti. Essere costretti a metterci in relazione con gli altri ci costringe anche a mettere in luce ogni lato del nostro carattere, e rifiutare il confronto con il mondo esterno è solo uno dei tanti modi di fuggire dalla conoscenza di quel che siamo in realtà. Nella solitudine dell’isolamento possiamo raccontarcela a nostro favore e a nostro piacimento, come si suol dire. Ma se permettiamo al mondo di avvicinarsi a noi, con tutta la sua diversità, con i mille modi differenti, le opinioni contrarie, gli sberleffi, le antipatie e le opposizioni, come reagiremo? E’ nell’osservare le mie reazioni che io posso sperimentare quel che sono. E’ osservando quel che viene a galla di me stesso che posso comprendermi senza più fuggire da quello che di me non piace affatto. Il silenzio meditativo è di gran vantaggio a tutti coloro che si confrontano quotidianamente con il mondo esterno. Tale silenzio non è una fuga, bensì un riesaminare se stessi nella quiete della mente per capire cosa è successo, cosa abbiamo in fondo al Cuore e cosa si nasconde fra le pieghe della nostra fragilità umana. C’è una grande ed enorme differenza tra l’eroe che rinuncia al mondo e un’agitazione emotiva che ci porta a fantasticare sul fatto che vivremmo benissimo ritirati in una caverna solitaria. Nella società in cui viviamo, non abbiamo bisogno di tecniche meditative che ci facciano sentire isolati dal mondo, ovattati, oserei dire perfino ottusi, se mi è concesso. Credo che abbiamo bisogno di quel silenzio meditativo che poi ci faccia affrontare al meglio il frastuono delle relazioni umane.
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La conoscenza di se stessi non può avvenire rifugiandosi in una caverna o nell’isolamento più totale. Solo pochissimi eroi possono sondare il proprio animo nell’auto-esclusione dal mondo esterno. La negazione di ogni rapporto è la morte, sosteneva Krishnamurti. Essere costretti a metterci in relazione con gli altri ci costringe anche a mettere in luce ogni lato del nostro carattere, e rifiutare il confronto con il mondo esterno è solo uno dei tanti modi di fuggire dalla conoscenza di quel che siamo in realtà. Nella solitudine dell’isolamento possiamo raccontarcela a nostro favore e a nostro piacimento, come si suol dire. Ma se permettiamo al mondo di avvicinarsi a noi, con tutta la sua diversità, con i mille modi differenti, le opinioni contrarie, gli sberleffi, le antipatie e le opposizioni, come reagiremo? E’ nell’osservare le mie reazioni che io posso sperimentare quel che sono. E’ osservando quel che viene a galla di me stesso che posso comprendermi senza più fuggire da quello che di me non piace affatto. Il silenzio meditativo è di gran vantaggio a tutti coloro che si confrontano quotidianamente con il mondo esterno. Tale silenzio non è una fuga, bensì un riesaminare se stessi nella quiete della mente per capire cosa è successo, cosa abbiamo in fondo al Cuore e cosa si nasconde fra le pieghe della nostra fragilità umana. C’è una grande ed enorme differenza tra l’eroe che rinuncia al mondo e un’agitazione emotiva che ci porta a fantasticare sul fatto che vivremmo benissimo ritirati in una caverna solitaria. Nella società in cui viviamo, non abbiamo bisogno di tecniche meditative che ci facciano sentire isolati dal mondo, ovattati, oserei dire perfino ottusi, se mi è concesso. Credo che abbiamo bisogno di quel silenzio meditativo che poi ci faccia affrontare al meglio il frastuono delle relazioni umane.
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