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Chi è natyan? ( Yoga Reiki Studio Gayatri Monza natyan )

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Messaggio Da natyan27 Mar Lug 21, 2015 5:04 pm

IL MIRACOLO DI ESISTERE Vol. Due
Dialoghi con natyan
Capitolo uno
Chi è natyan?
Domanda: In molti ti vedono come un Maestro, uno di quelli con la “M” maiuscola, per altri sei una persona un po’ indecifrabile, per altri ancora un “guretto” come tanti, con vizi e virtù come ce li hanno tutti, per altri una persona speciale, una Guida. Se dovessi definire te stesso chi diresti di essere? Come vorresti che la gente ti vedesse e ti identificasse?
Natyan: Differentemente dal primo volume risponderò a questa domanda partendo da una storiella zen. Un Ricercatore Spirituale occidentale si rivolse ad un Guru orientale ponendogli il seguente quesito: “Qual è l’insegnamento principale di tutta la vostra dottrina?”
E il Guru rispose in tutta semplicità, con poche laconiche parole: “Prima di tutto la vastità e in secondo luogo la totale assenza di santità!”
Il Ricercatore ovviamente rimase molto stupito e incalzò il Guru con una seconda domanda: “Se la vostra dottrina non prevede nessuna forma di santità, a questo punto, visto che in molti ti venerano, tu chi sei?”
Guardando quell’uomo fisso negli occhi, e nell’assoluta spontaneità , il Guru rispose: “Non lo so!”
Vedi, mentre tu stai cercando di capire chi sono, perdi l’appuntamento con un treno che ti potrebbe condurre in un viaggio molto più redditizio e utile per il tuo stesso cammino.
Quel viaggio si chiama Te Stesso.
Mi guardo spesso intorno e vedo la miseria interiore di tante anime che desiderano affidare la propria vita, le proprie risposte, le proprie indagini e tutta la propria ricerca nelle mani di qualcuno che non sia il proprio Cuore.
Innalzano idoli perché ne sentono il bisogno, poi li abbattono e ne cercano di nuovi. Si aggrappano a miti e leggende surreali credendole vere e non riconoscendone il valore simbolico. Ammassano superstizioni e ne fanno collezione, pensando di poter essere liberate dal dolore fisico e dalle sofferenze esistenziali.
Creano un Dio a propria immagine e somiglianza e ci si identificano a causa delle loro paure e delle loro necessità del momento.
Divorano libri, pagine e pagine di internet, si sfamano voracemente ascoltando risposte di maestri che si sono autoeletti come tali solo dopo aver letto a propria volta qualche libro o qualche pagina dei siti internet. Sono Anime depresse, spesso nevrotiche e con un’agitazione interiore che non si placa mai, nemmeno dopo aver pensato di essere riusciti a trovare la strada giusta.
E del resto come potrebbero placarsi quando quella strada è solo un viottolo con ciottoli di fanatismo, sterpaglie di bigottismo o, al contrario, tantrismo e kamasutrismo alla moda, nonché impervi dossi di falso misticismo ben camuffato di un imbroglio invisibile agli occhi di chi, sempre più fragile, si lascia facilmente ingannare.
Ancora acerbi nelle loro esperienze, sono esseri umani che ricercano un’improbabile illuminazione senza nemmeno sapere che cosa sia. Ne hanno sentito parlare, l’hanno trovata tra le righe di molti libri, nei proclami di ammantata ciarlataneria di guru psicotici e la desiderano anche loro.
Non sanno, ahimè, che stanno cercando qualcosa che esiste solo nella loro immaginazione e che non troveranno mai finché non smetteranno di cercare.
Poiché l’illuminazione è solo uno dei tanti sinonimi di “Grande Pace” non sono ancora in grado di rendersi conto che l’ostacolo maggiore alla loro ricerca è proprio il chiedersi: “Chi sono?” “Da dove vengo?” “Dove vado?” Domande leggittime, per carità, quando sono dirette ad un vero saggio che non abbia interessi nei tuoi confronti.
Ma il guaio è che lo chiedono anche a chiunque abbia la parvenza sommariamente “estetica” di essere santo o realizzato: “Tu sei Divino, Illuminato, ti prego indicami la via!”
E porgono questa domanda proprio dopo aver chiesto al guru di turno: “Ma tu chi sei?” Sei un maestro illuminato?” e due occhi a mandorla possono bastare per essere rassicurati, oppure un sorriso benevolo, una mano che si alza in forma benedicente, una veste orientaleggiante, un nome altisonante, un gioco di prestigio dalla parvenza miracolistica o quattro parole buttate lì in sanscrito così come un tempo si veniva intortati da chi facesse uso del latino.
Per non parlare dei “pedigree” tanto in voga da secoli: “Ma lo sai che quel maestro era il discepolo del tal dei tali, che a sua volta era allievo di tizio, che a propria volta era…. e così via… “ come se un pedigree non si possa inventare con estrema facilità o, addirittura, non si possa corrompere anche se le sue radici erano un tempo sane, buone e forti. Basterebbe osservare il pedigree di Gesù Cristo e quanta violenza e quanta guerra abbia portato nel mondo, senza contare le ramificazioni dello stesso e quindi le centinaia di sette che proclamano di possedere, solo loro ovviamente, il timbro originale, la vera linea di sangue cristiana, mentre tutte le altre son fasulle. Ma se tutte queste sette, chiesa cattolica compresa, vantano il diritto di far parte dell’albero genealogico originale, chi stabilisce dove stia di casa la verità? In questi casi, di solito, si impone chi ha maggiori fondi a disposizione per pagare i più grandi avvocati. E’ un’allegoria ovviamente, che si può tradurre con: “Nella new age americana vince chi ha più fondi per creare case editrici (o farsi accettare dalle stesse) per poter al meglio propagandare la validità delle proprie strampalate teorie, pedigree compresi”.
Esperimenti psicologici testati su scala mondiale hanno messo in luce che la gente è più portata a credere ad una cosa, se quest’ultima la si trova scritta da qualche parte.
Dici il vero? Allora mettimelo per iscritto!
E’ un meccanismo inconscio che deriva dal fatto che da sempre, quando si è sicuri di voler mantenere un impegno, non ci si sottrae a metterlo nero su bianco.
Questo è perciò il motivo per cui la gente crede con maggior facilità a ciò che legge più ancora che al sentito dire.
Eppure è risaputo che ognuno, se ha fondi a sufficienza, può aprire una casa editrice o farsi editare un libro a spese proprie, oppure ancora creare una rivista, un giornale o addirittura un ente televisivo che propaghi solo informazioni di parte.
Ma questa consapevolezza, a quanto pare, ancora non basta a superare i condizionamenti istintivi interiori.
La risposta del Maestro Zen: “Non lo so!” è talmente riposante!
Ma chi mai potrà trarre soddisfazione da una risposta del genere? Colui che è agitato ancora non ha imparato che in verità desidera rimanere in quello stato e che non vuole proprio smetterla di farsi simili quesiti perché, se solo la sua mente riuscisse a rimanere quieta, senza i suoi perché, si sentirebbe inutile nella sua totale semplicità e creerebbe velocemente qualche subdolo stratagemma per tornare nella sua necessaria agitazione.
E perché necessaria? Perché astutamente, la mente, desidera sentirsi viva e senza agitazione si annoia.
Il vero problema è che non sempre siamo capaci di sceglierci le agitazioni benefiche, come il fare dello sport o rotolarci nell’erba e finiamo per crearci problemi anche quando se ne potrebbe tranquillamente fare a meno.
Chi mi domanda chi sono io, lo fa partendo da un presupposto fragile cioè dai propri bisogni e dalle proprie paure.
Dietro a quel: “Chi sei tu?” si nascondono molti altri quesiti: “Sei illuminato? Sei realizzato? Conosci la verità assoluta? Possiedi poteri paranormali? Hai tutte le risposte che mi servono per diventare a mia volta quello che spero che tu sia?” oppure: “Sei un imbroglione? Sei solo un essere normale come tutti gli altri? Mi posso davvero fidare di te per farmi indicare la strada giusta?”.
Perciò, se le basi della tua domanda sono così fragili a cosa mai ti potrebbe servire una mia risposta?
Quindi ti dico, non lo so, ma tu sai chi mi ha posto quel quesito?
Sei stato tu, oppure sono stati i tuoi bisogni di certezze, le tue paure, i tuoi desideri di risolvere con un colpo di bacchetta magica tutti i tuoi problemi o, in ultima analisi, semplicemente la curiosità che ha il fine di illusoriamente soddisfare se stessa?
Cercare risposte fuori senza sapere da quale “dentro” siano partite le domande è la causa del girare a vuoto di numerosissimi ricercatori spirituali. Scopri prima di tutto da quali disagi, da quali ansietà o da quali turbamenti sono partite le tue domande e scoprirai di te stesso molte più cose, che non chiedendomi chi mai io possa essere; e sarà proprio quel scoprire te stesso che ti permetterà di trovare quelle soluzioni ai quesiti reali che stai cercando e che per ora si presentano sotto le mentite spoglie di un viandante che solo apparentemente crede di aver posto la domanda giusta.

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